don Giuseppe Spedicato
  • Home
  • Home
Search by typing & pressing enter

YOUR CART


Non abbiate paura, la storia (pop) di Wojtyla

di Damiano Laterza

ROMA - "Non abbiate paura" di Don Giuseppe Spedicato, parroco di campagna leccese (già terra di Carmelo Bene), è un musi- cal sulla vita di papa Wojtyla, la cui prima è andata in scena presso il Teatro Italia, già  dopolavoro  ferroviario. E «non abbiate paura» devono essere state anche le parole che il regista Gianluca Ferrato ha detto ai suoi, prima di darli al pubblico. Difficile, infatti, suonare, ballare, cantare e  speculare  (contemporaneamente) su Giovanni Paolo  II  senza  essere agiografici, pedanti, monotoni e stridenti. 

Eppure, questa piccola produzione dispensa suggestioni. Lui, Karol Józef Wojtyla,  come  noto, era  uomo di  teatro. Un umile studente-drammaturgo che avrebbe trovato Gesù e, salvato da Maria sarebbe poi stato pastore di Dio,  divenendo il Papa del secolo. Un secolo polacco. Il secondo Novecento è  difatti  tutto  racchiuso  nella vita tormentata di questo giovane romantico dell'est: il nazismo e il comunismo; il pensiero unico del capitalismo; la globalizzazione, la rete e tutto il resto.

Fare di Wojtyla un sacro oggetto di messa in scena moderna richiede però almeno una contestualizzazione estetica credibile e in questo lavoro della compagnia "Diverbia et Cantica" (nomen omen) c'è una certa cifra kitsch che è sottile ma sublime.
«Qual è la differenza tra Dio e il Papa? Che Dio è in ogni dove e il Papa c'è già stato» afferma l'ottimo Simone Sibillino nei panni di un ormai acciaccato (e mai banale) Karol.
E dunque questo spettacolo sul Papa che col teatro voleva «cambiare la storia» si dimostra come assolutamente pop. Del resto il Pontefice globetrotter è stato spesso paragonato a una star dell'intrattenimento  di  massa. Curiosi gli insert con l'imitazione dell'allora cardinale Ratzinger fatta da un gioviale don Stanislao, e le simpatiche suorine/governanti dall'almodovariano retag- gio.

A tratti si canta e si balla con coreografie come nei talent tanto in voga e la cosa sembra non dispiacere affatto,  se intervallata dalle profonde meditazioni dispensate dall'uomo che si fece Papa per parlare al mondo. L'attentato; il rapporto coi giovani; gli anatemi contro la mafia. Momenti di un'esistenza singola che divengono estasi collettiva, cioè storia umana.
©2018 Contenuti sito                                                                                 
Contatti