Non abbiate paura Giovanni Paolo II in musical
di Francesco Lucioli
In anteprima assoluta il musical dedicato alla vita di Karol Wojtyla
In un ristorante italiano a Los Angeles in cui mi è capitato di mangiare qualche anno fa la sala più prestigiosa era dedicata a Giovanni Paolo II: al centro del tavolo rotondo era collocata una statua di cera di dimensioni reali raffigurante il pontefice. Molto kitsch, si dirà. E di fatti lo era. Eppure alla fine di Non abbiate paura, il musical sulla vita di Karol Wojtyła scritto da Don Giuseppe Spedicato, non ho potuto fare a meno di pensare alla sala di quel ristorante americano. Non che lo spettacolo in sé sia poi così kitsch; ma perché kitsch mi sembra l'idea di raccontare la storia di un uomo come il papa polacco attraverso un musical. Mi si potrà contestare che su Giovanni Paolo II sono stati fatti film e fiction televisive, e che non sono mancati spettacoli musicali dedicati a personaggi come San Francesco o Madre Teresa di Calcutta. Ma il problema non è tanto l'argomento che si sceglie di rappresentare, ma il modo di rappresentarlo.
La vita di Karol Wojtyła è di per sé spettacolare: papa della comunicazione e della globalizzazione come nessun altro, è stato seguito in ogni fase del pontificato dall'occhio della telecamera. Tutti abbiamo davanti agli occhi l'immagine del papa polacco che si affaccia per la prima volta dalla Basilica di San Pietro scusandosi in anticipo per l'italiano non impeccabile; tutti ricordiamo, perché le abbiamo sentite almeno una volta in diretta o in una delle molteplici registrazioni, le vibranti parole lanciate contro la mafia dalla Valle dei Templi di Agrigento. Come si può raccontare tutto questo su un palcoscenico teatrale senza evitare il confronto? La verità è che non si può. Ma questo non significa che non si può raccontare una storia come questa; significa che bisogna trovare un modo, una chiave di lettura per farlo.
Don Giuseppe Spedicato ha scelto di ripercorrere tutta l'esistenza di Karol Wojtyła, a partire dalla morte del padre, l'occupazione nazista della Polonia, la scelta del sacerdozio, la nomina a vescovo, l'elezione al soglio di Pietro, per ricordare poi episodi salienti del pontificato come l'attentato, l'incontro con Alì Agca, la prima giornata mondiale della gioventù, la visita pastorale in Sicilia, il viaggio in Terrasanta, la malattia e la morte. In Non abbiate paura c'è tanto di Giovanni Paolo II. Forse troppo. Voler raccontare tutto significa, inevitabilmente, non raccontare nulla, toccare tutto di sfuggita ma non soffermarsi su nulla. La scena iniziale, una foto del pontefice polacco con la musica del conterraneo Chopin in sottofondo, prometteva un ritratto privato dell'uomo Karol, attore amante dell'arte, circondato da amici affettuosi. È questa la parte più emozionante dello spettacolo: il confronto vibrante, in una Polonia sofferente, fra giovani animati da passioni, principi e ideali differenti.
Ma quando l'investitura sacerdotale si trasforma in una sorta di investitura cavalleresca, quando il pontefice vestito di bianco diventa una specie di supereroe, allora il senso dell'equilibrio si perde completamente e nello spettacolo può essere inserito di tutto, dai siparietti comici fra il segretario e la suora del Papa alla satira gratuita sul Cardinale Ratzinger. Il testo si rivela così, con tutta la sua farraginosità, un testo disordinato, che segue un ordine cronologico ma non un percorso logico, che si limita a riproporre immagini stereotipate e troppo spesso prive di vero spessore.
È vero che quella a cui abbiamo assistito era l'anteprima assoluta di uno spettacolo che sarà in tournée nella stagione 2010/2011, ma è anche vero che le anteprime possono essere delle occasioni di confronto utili per migliorare. E allora si dovrà osservare che il disordine testuale si riverbera anche in un disordine tecnico di regia (firmata da Gianluca Ferrato), scene e luci, con gli attori costretti a inseguire i proiettori sul palcoscenico e colori psichedelici decisamente fuori luogo. Difficile poi poter definire Non abbiate paura un vero e proprio musical: ridottissime le coreografie (anch'esse non sempre puntuali), ma ridotti anche i momenti puramente musicali, un vero peccato, anche perché alcuni motivi risultano piacevolmente orecchiabili.
Il cast, costituito da ventuno artisti giovani e dinamici, spicca per simpatia, entusiasmo e freschezza; sempre brava, nel canto e nella recitazione, Valeria Monetti nel ruolo di Nicole, mentre eccessivamente cristallizzato su un'intonazione media che non lascia trasparire nessuna emozione, appare Simone Sibillano nel ruolo di Giovanni Paolo II. Originale, ma a tratti un po' forzata, la scelta di portare in scena il personaggio di Maria/Madonna come figura di riferimento dell'uomo e del papa Wojtyła.