Nella conoscenza della lingua dialettale non ha pari e certamente non ha concorrenti. Mons. Franco Lupo, un pittore del vernacolo, una persona di immensa cultura umana. Molti lo ricordano quando da rettore della chiesa di Sant'Irene offriva il meglio di sé in omelie che debordavano dai solchi classici per straripare in suggestioni spirituali altissime. Franco Lupo, poeta fra i più audaci, cantore di una Lecce che non c'è più, sacerdote mansueto e disponibile, una persona di grande spessore umano. Con coraggio pennellava di sfumature lessicali antiche le bellezze e le pochezze della Lecce bbona, con fantasiosa spiritualità rileggeva e arrangiava metricamente la sua Bibbia in dialetto leccese, quelle "Cose te Ddiu" che fanno innamorare. Presente e attento don Franco, come quando veniva ad aprirti la porta dell'episcopio e ti diceva "sta arrivando", ma poiché il vescovo tardava ad arrivare egli ti intratteneva in modo amichevole con qualche "culacchio" su personaggi leccesi del tempo, regalando più di un sorriso. Franco Lupo, per anni stretto collaboratore dell'Arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, è un pezzo pregiato della storia della Chiesa di Lecce, ecco perché i suoi 90 anni sono una notizia da incorniciare. Un "padre spirituale " per la mia formazione umana e sacerdotale, un "mentore" per quanto riguarda l'arte teatrale,con i suoi saggi consigli riesce sempre a tirare fuori il meglio di me. Eccolo mentre autografa l'ultimo lavoro " Processo all'Innocente" con una dedicata speciale " Caro Giuseppe l'arte è figlia di Dio”.